Cenni storici ed artistici
La villa negli atti viene descritta come costruita attorno al 1780 dall’architetto Giuseppe Tubertini, ed era citata come Palazzo
spagnoli, casa di villeggiatura, di proprieta’ del Collegio di Spagna.
Fu successivamente incamerata nei beni pubblici del demanio a seguito delle soppressioni napoleoniche delle proprieta’
ecclesiastiche, e nel 1812 acquistata dal Conte Aldini.
La villa passo’ poi a Giovanni (Juan) Colbran probabilmente a Luglio 1812 e successivamente alla morte di questi, il 2 Aprile
1820, alla figlia, Isabella noto soprano, sposa di G. Rossini nel 1822.
Al matrimonio di Rossini, il 16 marzo 1822, celebrato grazie alla dispensa del cardinale Carlo Opizzoni perché la data rientrava
nel tempo di Quaresima, sono presenti solo Luigi Cacciari dipendente dei Rossini e abitante sotto la parrocchia di S. Giovnni
Battista al nc 142 e Francesco Fernandes, personale servitore di Isabella.
Il parroco annota poi che le nozze sono celebrate “senza le consuete pubblicazioni”.
I coniugi Rossini qui vissero per una decina d’anni, dove il Maestro compose opere come Semiramide e Guglielmo Tell.
La soprano continuo’ ad abitare la villa anche dopo la separazione con Rossini del 1837 e vi mori’ nel 1845.
Alla morte della Colbran Rossini mantenne chiusa la villa fino al 18 marzo 1851 quando fu venduta ai fratelli Giuseppe e
Rinaldo Fagnoli.
La figlia di Rinaldo, Maria Vittoria ando’ in sposa ad Arnolfo Ottavio Ceresa di Bonvillaret, militare pluripremiato e che nella villa si spense il 22 agosto 1911.
La moglie, contessa Maria Fagnoli, fece parte del gruppo di nobili che nel 1900 dette vita alla coop Aemilia Ars, sciolta poi nel
1936.
Nel 1921 la contessa Fagnoli vedova Ceresa, vendette la villa ai fratelli Alessandro Bindo Rimini e Umberto Rimini.
Gia’ nel 1923 pero’ la villa ed i beni annessi (terre e coltivi) venivano acquistati dall’avv. Guido Flessi.
Nel 1924 passa alla contessa Camilla Marchisio vedova Galateri e da questa arriva all’avv. Antonio Cavicchioni, ministro
plenipotenziario di S.M. Vittorio Emanuele III, nel 1926, che la vendette il 10 aprile 1941 ad Alberto Buriani, a quel tempo
presidente della soc. sportiva Virtus.
La villa fu poi bombardata il 12 febbraio 1944 in quanto sede del comando trasmissioni tedesco (da notizie assunte dagli ultimi dimoranti, viventi allora in loco, pare che la villa fu invece bombardata il 7 aprile 1944: da BORTOLINI Franca, fam. BORTOLINI fittavoli/mezzadri in via fiumana dx. nda).
La moglie del Buriani, deceduto a dicembre 1945, fece richiesta dei danni di guerra per la ricostruzione, a cui, dopo anche una
lettera del 1950 al Sindaco di Castenaso, non si diede piu’seguito.
Bombardata e distrutta durante l’ultimo conflitto oggi rimangono oltre ai ruderi un pozzo con volta ed i pilastri d’accesso siti in
via Montanara 28.
La villa era composta da un corpo centrale con due logge e da bellissimi giardini ed era decorata da Domenico Ferri, esperto di
dipinti prospettici, che Rossini coinvolgerà nella sua attività parigina e nell’esecuzione delle scene di alcune opere come
la Cenerentola, la Donna del Lago, la Semiramide.
Al suo acquisto nel 1822 era descritta come “grande elegante, cinta da fitti e rigogliosi alberi e giardini”, ed era situata in via
Madonna di Castenaso n. 113 (poi via Montanara n. 93, poi n. 18).
La villa apparve al librettista della Fenice di Venezia, Gaetano Rossi, il 5 OTTOBRE 1822, «Deliziosa, per vero, né più ameni
contorni, bei giardini, tempietto voluttoso, lago, montuose, boschetti, e palazzo magnifico, elegante», tipica tipologia del
giardino inglese.
Ideatore di questi giardini, e probabilmente anche di quello di Rossini, fu il ticinese Giovan Battista Martinetti a cui si deve tra gli altri il progetto dei giardini, della Montagnola, di villa Spada, di villa Aldini.