L'età Villanoviana, Etrusca, Gallica
I primi insediamenti, accertati da un’ampia e copiosa documentazione archeologica, risalgono al IX secolo a.C., ovvero alle prime fasi della civiltà Villanoviana, dove il termine villanoviano prende il nome dall’omonima frazione di Castenaso in cui aveva sede la villa del conte Giovanni Gozzadini, personaggio autorevole del panorama archeologico e culturale bolognese della fine dell’Ottocento.
Gli scavi effettuati, tra il 1853 ed il 1856, dal Gozzadini, in località Caselle, tra Castenaso e San Lazzaro, portarono al rinvenimento di una vasta necropoli ad incinerazione e a inumazione.
Le tombe a cremazione (incenerazione) erano caratterizzate da quello che fu individuato come il principale elemento guida della cultura villanoviana: il caratteristico vaso biconico in ceramica con le ceneri del defunto, coperto da una scodella, sempre in ceramica, capovolta.
E’ da notare come il termine “villanoviano”, ideato originariamente dal Gozzadini, non facesse riferimento ad una civiltà (il dibattito sull’appartenenza dei reperti alla civiltà etrusca, durò per anni), ma piuttosto alla zona nella quale il ritrovamento avvenne.
L’indicazione del Gozzadini fu intenzionalmente poco veritiera, poiché l’ambiguità sull’ubicazione esatta della necropoli evitava possibili attività di depredazione dei contesti scavati.
Tomba a tumulo di Marano
Disegno rappresentativo di villaggio
Egli purtroppo si concentro’ sulla descrizione delle singole tombe e sulla posizione dei materiali all’interno non lasciandoci una pianta generale utile a conoscere la posizione di ogni tomba, ne’ una descrizione analitica degli oggetti si’ da ricostruire i vari corredi, e nemmeno la successione stratigrafica degli stessi o la presenza di raggruppamenti di tombe e lasciando poi nel terreno tutti quei cocci di vasellame che non riuscivano ad essere ricomposti.
Con il termine Villanoviano si identifico’ poi una cultura protostorica, che, tra IX e VII sec. a.C. (eta’ del ferro), caratterizza la Pianura Padana, e anche l’Italia centrale tirrenica e alcune località della Campania e del versante adriatico settentrionale.
Negli stessi territori si svilupperà la civiltà etrusca, di cui il Villanoviano è considerato la fase iniziale. La civilta’ villanoviana viene quindi considerata la fase più antica della civiltà etrusca.
La presenza in antichissima eta’ di tutti questi insediamenti testimonia come Castenaso fosse su una direttrice pedemontana di transito Est-Ovest antecedentemente alla via Emilia ma anche su una direttrice Nord-Sud dovuta alla presenza della valle dell’Idice che permetteva di raggiungere l’appennino.
Al di fuori del grande centro abitato di Bologna nell’eta’ del ferro i centri abitati villanoviani avevano sostanzialmente le seguenti caratteristiche:
1) sorgono in prossimita’ di corsi d’acqua in nuclei abitativi distinti disposti generalmente verso nord;
2) tra ogni gruppo di abitazioni vi erano spazi aperti per le coltivazioni, pascolo e custodia degli animali;
3) ogni insediamento aveva la sua area sepolcrale;
4) l’area ha di solito dimensioni ridotte tra 1 e 3 ettari;
5) le capanne si collocano ai margini dell’insediamento e nelle immediate vicinanze vi sono altre strutture come magazzini, buche per i rifiuti, recinti per animali, pozzi, vasche di raccolta per l’acqua;
6) nelle zone centrali dell’insediamento si collocano aree ad uso “artigianale” come fonderie, lavorazione dell’osso e del corno, tessitura;
7) spesso si sono rilevati canalette e scoli per il drenaggio delle acque.
Ai Villanoviani succedettero gli etruschi che varcati gli appennini verso nord occuparono questi territori fino al Veneto tra il 750 ed il 500 a.C. Il declino degli Etruschi ebbe inizio nel V secolo a.C., con il progressivo distaccarsi dalla loro influenza prima di Roma, poi dei Latini, quindi della Campania e delle aree settentrionali a opera dei Galli, che sconfissero gli Etruschi nella battaglia del Ticino, combattuta intorno al 600 a.C. alla confluenza del Ticino nel Po, nel territorio dove ora
sorge Pavia.
Si insediarono quindi nel nord Italia e poi nella pianura padana i Galli Boi. I Boi (sing. Boio) o Galli Boi furono una popolazione celtica dell’Eta’ del ferro originaria dell’Antica Gallia, dove erano stanziati fin dal VI secolo a.C., o dell’Europa centrale, forse delle stesse regioni che ancor oggi portano il loro nome: Boemia e Baviera.
Nell’Italia cispadana, si sostituirono agli Etruschi della città di Felzna (nome Latinizzato in Felsina), l’odierna Bologna. Non si conosce il nome dato dai Boi alla città conquistata, ma si presume che il nome latino Bononia tragga origine dal toponimo usato dai Boi.
La stele delle spade custodita al museo MUV
Dagli scavi e dagli studi archeologici si può desumere che ad un certo tempo Felsina era circondata da villaggi abitati da Celti e che gli Etruschi avevano organizzato nell’Etruria padana una confederazione di città, simile a quella esistente nell’Etruria storica (compresa tradizionalmente fra i fiumi Arno e Tevere e il Mar Tirreno). Di questa confederazione avrebbero fatto parte anche le antiche città di Spina e Marzabotto, ma probabilmente in seguito alle tensioni con i Celti, con i Romani e con i Campani dell’Etruria campana a sud, gli Etruschi si ritirarono nell’Etruria storica, lasciando volontariamente Felsina ai Celti Boi. Questo dato potrebbe essere confermato dal cambio di denominazione toponimica, fatto assai raro e che si verifica solo in caso di sostituzione di popolo o conquista totale e mai in caso di fusioni fra popolazioni.
Si attribuisce a questo popolo celtico l’introduzione della coltivazione della vite maritata, cioe’ filari di vite composti appunto dalla vite intercalata con alberi che fungono da sostegno. Questa usanza fu poi sviluppata dai romani e ha caratterizzato i coltivi suddivisi in campi fino almeno a meta’ del secolo scorso. Purtroppo i moderni metodi di coltivazione hanno eliminato tale caratteristica.