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Il canale, le chiuse e il mulino

Nella foto, la chiusa vecchia.  Su gentile concessione dell’archivio di L. Pizzoli

Cenni storici

Parco della chiusa – LA CHIUSA VECCHIA

Questo parco e’ denominato “della Chiusa” per via di questo manufatto che e’ una parte di una chiusa legata all’antica attivita’ del mulino di Castenaso.
Fino alla meta’ del 1800 il torrente Idice aveva un percorso molto diverso da quello attuale e la chiusa 
permetteva di convogliare parte delle acque del torrente attraverso uno sbarramento fluviale ed un canale (catasto Boncompagni 1783), fino al molino (oggi via Largo Molino 4) conferendo l’energia necessaria per azionare le macine.
Il torrente Idice, proprio per le caratteristiche torrentizie, e’ sempre stato un corso irregolare, con un andamento imprevedibile, alternando, come anche ora avviene, periodi di grande magra con forti piene.
Piene che nel corso degli anni ne hanno 
influenzato il corso.
Esemplari furono le piene del 1852 che secondo un documento notarile del 1856 “ruppero principalmente 
il centro della chiusa di cotto che attraversa l’intera sezione, ruppero del pari il boccaccio di presa del canale”.
Le piene, oltre a 
danneggiare la chiusa, interrarono il canale, rendendo inattivo il mulino.
Nel 1856 il conte Josef Joachim Gabrinski, possidente terriero in quel di S. Martino in Argine e proprietario di vari immobili a Bologna, manifesto’ l’intenzione di ripristinare la chiusa ed il boccaccio utilizzando materiali di riutilizzo e legno.
In realta’ il 
mulino tornera’ effettivamente attivo solo con la costruzione di una chiusa nuova piu’ a monte (1856-1883) che, tramite un canale, riportava l’acqua al mulino.
Una curiosita’ e’ il materiale di cui e’ costituito il boccaccio di entrata: marmo rosso di 
Verona.

Parco della chiusa – LA DIGA DI RISERVA

Questi resti fanno tutti parte di una diga anticamente collegata alla chiusa.
Cio’e’ dimostrabile da un “piede” posto nella parte 
laterale della chiusa vecchia esattamente di fronte alla parte piu’ alta dei resti.
La diga serviva per creare un bacino di riserva 
idrica in modo da avere, in caso di magra, l’acqua sufficiente per poter continuare ad azionare le macine del mulino anche per molte ore al giorno.

Via Chiusanuova 7 – LA CHIUSA NUOVA

Il continuo modificarsi del corso dell’Idice aveva portato, nella seconda meta’ del XIX secolo, alla impossibilita’ di utilizzo della vecchia chiusa, i cui resti sono tutt’ora visibili nel parco pubblico sito poco piu’ avanti dopo il sottopasso.
Si decise quindi 
di prelevare l’acqua piu’ a monte e costruire un canale che, riattivasse la chiusa vecchia e il mulino.
La chiusa nuova fu 
costruita tra il 1856 ed il 1883, ma fu utilizzata solo fino agli anni ‘20 del ‘900, durante i quali il mulino fu convertito ad alimentazione elettrica ed il canale con le rispettive chiuse, fu definitivamente abbandonato.
Anche se la struttura della chiusa, svasata rispetto alla corrente e con due boccacci d’entrata, era ideale per riuscire a contrastare l’impeto dell’acqua, furono comunque necessari ulteriori lavori.
Infatti nel 1895, a monte della linea ferroviaria, 
inaugurata solo otto anni prima dalla “Società Veneta per Imprese e Costruzioni Pubbliche”, fu costruita proprio all’altezza della chiusa nuova, una diga trasversale.
Nel dicembre dello stesso anno, pero’ una piena ando’ a ledere il terreno di proprieta’ 
della ferrovia Veneta.
La famiglia Serrazanetti, al tempo proprietaria della diga, si impegno’ in lavori di miglioramento.
Il 
principale artefice dei lavori fu Giulio Serrazanetti (1844-1919) che, tra i suoi tanti interessi anche in campo agricolo, si dedico’ all’idraulica applicata, studiando la dinamica di fiumi e torrenti e pubblicando vari scritti.
Elaboro’ una teoria che 
prevedeva di opporre alla potenza dell’acqua un “apparecchio elastico e permeabile”: le burghe, reti in ferro zincato riempite di materiale sciolto come sassi e laterizi.
Nella sua opera del 1902 “Le difese idrauliche, norme pratiche per l’applicazione del suo 
sistema privilegiato” parla di un’officina di costruzioni per questi manufatti proprio a Castenaso, localizzata a pochi passi dall’Idice e dalla stazione della ferrovia Veneta.

Via Chiusanuova 5 – LO SCOLMATORE

Lo scolmatore era un manufatto utilizzato per riportare nel torrente Idice una parte dell’acqua incanalata dalla nuova chiusa nel canale di adduzione al mulino.
Proprio come nella vecchia chiusa si formava a monte un bacino di riserva d’acqua dove quella 
in eccesso veniva convogliata nuovamente nel torrente.
A testimonianza di questo sono ancora presenti e sono visibili sullo 
scolmatore, le due guide che servivano per sostenere la paratoia che all’occorrenza veniva sollevata ri-portando nel torrente l’acqua in eccesso.
Sono ben visibili presso questo scolmatore le burghe, cioe’ “gabbioni speciali di 
rete metallica” riempiti di pietrame a secco per il consolidamento delle sponde.
Intervento realizzato dal sig. Giulio 
Serrazanetti, cittadino castenasese e titolare dell’omonima ditta che nel territorio realizzo’ ad inizio del XX secolo numerosi interventi di consolidamento delle rive dei fiumi, Reno compreso.

Via Largo Molino 4-4/2^ – IL MULINO

Questo edificio, adibito a condominio dal 1986, e’ stato l’ultimo edificio adibito a mulino costruito a Castenaso ed operante fino agli anni ‘50 del XX secolo ed elettrificato negli anni ‘20 dello stesso secolo.
Precedentemente era alimentato dalle acque dell’Idice convogliate dai canali e dalle chiuse.
Un mulino operava anticamente a Castenaso da secoli e gia’ da prima del 1382/85 quando messer GUIDOTTI FILIPPO (a cui si deve l’origine del palazzo in alto alle vostre spalle: via Chiusavecchia 4) acquisto’ terre e beni per la ricostruzione di un mulino in quel di Castenaso.
Nel cortile presso l’entrata e’ visibile una macina del mulino recuperata durante i lavori di ristrutturazione della fine anni ‘80 dello scorso secolo.

A lato sinistro (OVEST) di via Fiesso, da Via Alighieri al depuratore comunale – IL CANALE DI SCOLO

Trattasi del canale di scolo delle acque del torrente Idice che, dopo essere state prelevate a monte tramite due chiuse (fino al 1856 solo una), fornivano energia al molino.
Il canale proseguiva inizialmente per un piccolo tratto interrato per poi riemergere subito dopo aver oltrepassato “la strada maestra per Medicina” ex SS 253 S.Vitale ora via Nasica.
L’urbanizzazione della seconda meta’ del ‘900 ha interrato ulteriormente il canale di cui adesso e’ visibile solo una parte.
Questo canale poi proseguiva quasi rettilinearmente verso Nord, fino a ri-congiungersi col torrente Idice nei pressi del depuratore comunale.
Il manufatto in cemento armato che si vede valicare il tratto iniziale del canale, e’ la vecchia condotta delle acque reflue dell’abitato Est di Castenaso, costruito nel secondo dopoguerra ed ora in disuso.

Le immagini