Cenni storici ed artistici
Storia
E’ del 1105 un contratto enfiteutico per aree coltivabili poste “infra plebem de Sancti Jeminiani que vocatur de Marano”, deducendosene che la pieve sia appunto antecedente a tale data.
Infatti il parroco di marano Don Antonio Mezzacqui (1928-2002) ricordava altresi’ di avere nota di un documento (purtroppo non piu’ rintracciato) del 953 o 983, in cui viene nominata la Pieve di S. Geminiano.
Sembra che la prima chiesa dedicata a San Geminiano a Marano sorse intorno al XII secolo in un luogo diverso rispetto a quello dove attualmente si trova (tracce di fondamenta piu’ antiche sono state ritrovate sotto l’oratorio della B.V della Neve a Villa Capriata).
Questo antico edificio pare venne fondato dai modenesi che si stabilirono a Marano i quali, oltre a costruire le loro dimore e un castello, decisero di innalzare una chiesa al loro Patrono San Geminiano.
Dopo la fondazione da parte degli esuli Modenesi il castello e la chiesa vennero distrutti da un incendio in data ignota e la nuova chiesa venne riedificata ove trovasi attualmente.
Nel 1300 la Pieve di Marano annoverava sotto di essa altre nove chiese tra cui quella di S. Giovanni Battista a Castenaso e S.Nicolo’ a Veduro.
A cavallo del 1400 il giuspatronato della chiesa era in carico alla fam. Prendiparte di Bologna.
Tale edificio venne distrutto nel 1500 dalle truppe di Cesare Borgia detto Duca del Valentino e venne ricostruita nel 1515, e il 1520 e ’la data alla quale si fa risalire anche l’attuale campanile.
Nel 1639 l’arciprete Don Francesco Folchi fece costruire la cappella dell’altare maggiore ove era l’ingresso e questo ove era l’altare maggiore, invertendo quindi l’asse dell’edificio da OVEST-EST a EST-OVEST.
Nel 1810 venne poi edificata una nuova canonica restaurata nel 1844.
Nel 1844 la chiesa era sotto il giuspatronato della fam. Bovio-Silvestri ed aveva sotto di essa le chiese di Quarto Superiore ed Inferiore e di Veduro. All’interno vi era battistero con pila in marmo.
Nel 1918 il parroco Don Zacconi nel rivolgersi alla contessa Giulia Malvasia Tacconi per ringraziarla della rinuncia al giuspatronato, ricorda “i costosi lavori occorrenti per il restauro e decorazione della cappella maggiore”.
Gia’ nel 1927 il fabbricato viene descritto come “in condizioni tali da minacciare in alcune parti di crollare” nella relazione diretta all’economato di Don luigi Zanetti coadiutore del parroco Don Luigi Zacconi che inoltre riferisce che “sarebbe stata una spesa inutile il tentare un’opera di riparazione”.
Venne quindi ricostruita nel 1929 in stile neoromanico conservando il campanile cinquecentesco.
I lavori ebbero inizio su progetto dell’Ing. Luigi Gulli e proseguirono fino al 1940 prevedendo inizialmente anche la ricostruzione del campanile.
Con la ricostruzione la chiesa perse l’organo tardo seicentesco e i quattro altari laterali e le relative pale di inizio XIX secolo,
attribuiti ad importanti artisti bolognesi.
Rimase in loco solo la pala dell’altare maggiore gia’ citata dal primo settecento e restaurata poi nel 1878.
Lo stile di questa pala deriva dalla pala di Ercole procaccini mentre molti aspetti pero’ rinviano ad un artista seicentesco, forse
Vincenzo Pisani allievo del Calvaert.
All’interno alle decorazioni parietali pensa Adelchi Piatesi, e sculture sostituiscono le pale d’altare precedenti cambiando
intitolazione di alcune cappelle: il sacro Cuore sostituisce S. Magno, la Vergine Immacolata sostituisce quella del Rosario.
Nel 1975 il presbiterio venne adeguato alle norme emanate dal Concilio Vaticano II con l’aggiunta di un altare in legno posto al
centro, rivolto verso l’aula e di un ambone a leggio, in legno e mobile, posizionato a destra.
Nel 2011 si è eseguito un intervento di risanamento sui muri perimetrali.
Esterni
L’ultimo rifacimento ha visto inoltre lo spostamento dell’asse della chiesa da EST-OVEST a SUD-NORD ed il distacco completo della costruzione dal campanile prima annesso e che unitamente all’edificio della canonica e’ rimasto invariato.
La chiesa, in stile neoromanico padano, ha una pianta a croce latina, tre navate, una cupola ottagonale in corrispondenza
dell’incrocio dei bracci, ed è conclusa da un’abside poligonale.
Gli interni presentano nervature architettoniche con mattoni a vista, mentre il resto è intonacato di bianco.
Il presbiterio è contiguo, ad ovest, alla cappella feriale e, ad est, alla sagrestia, la quale è comunicante con la casa canonica, su
più piani e con pianta quadrangolare.
La facciata è a salienti, con mattoni faccia a vista e croce in ferro sommitale ed è preceduta da un giardino circondato da alberi.
E’ tripartita da due paraste, evidenziando così l’impianto a tre navate dell’interno.
Al centro il portale d’accesso all’aula, preceduto da un protiro voltato a botte, e’ sopraelevato di tre gradini, e in asse, ha un rosone. Ai lati del portale due monofore.
Ilprofilo a capanna è incorniciato da archetti pensili e, sui lati, la facciata è racchiusa tra due lesene.
Il richiamo al duomo di Modena e’ immediato.
Immediatamente a est della chiesa sorge il campanile Cinquecentesco.
Su base quadrangolare, è completamente intonacato.
Nella cella campanaria si aprono quattro finestre, una per lato.
Interni
I fianchi esterni dell’aula mostrano due contrafforti che creano una suddivisione in tre campate, corrispondenti a quelle interne,
con quella centrale recante una cappella per lato e quelle laterali, monofore. Il transetto, incorniciato da tre archetti pensili e
forato da un oculo, mostra anch’esso il profilo di una cappella da due monofore.
Si accede all’aula tramite una bussola lignea.
Il pavimento è in mattonelle di graniglia di marmo colorate, posizionate in modo tale da creare disegni geometrici.
La chiesa è suddivisa in tre navate da pilastri polistili fra cui corrono archi a tutto sesto.
Ogni navata è composta da tre campate suddivise da volte a vela separate da archi a tutto sesto.
Nella seconda campata delle navate laterali si aprono due cappelle di forma trapezoidale, entrambe rialzate di un gradino rispetto il livello dell’aula, ed entrambe coperte da una semi-cupola ad ombrello. La navata centrale è illuminata da un claristorio di sei oculi con cornice lapidea tinteggiata di rosso.
Una cupola ottagonale ad ombrello poggiante su un alto tamburo svetta all’incrocio tra navata centrale e transetto.
Quest’ultimo termina in due cappelle di forma trapezoidale, coperte da una semicupola ad ombrello, completamente decorate e rialzate di un gradino rispetto il piano dell’aula.
La zona presbiteriale, cinta ai lati da canonica e sagrestia e’ sopraelevata di due gradini rispetto il livello dell’aula, è adeguata alla riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II ed è coperta da una volta a vela e si conclude in un abside poligonale, forato da cinque oculi, coperto da una semi-cupola ad ombrello.
Nel presbiterio in alto si trovano due finte trifore e, in asse, un oculo. La cappella feriale, il cui accesso principale è dall’ultima campata della navata sinistra, ha una pianta rettangolare con abside trapezoidale, una pavimentazione in mattonelle di graniglia, e un soffitto piano.
A parte le nervature architettoniche, lasciate in mattoni faccia a vista, l’interno presenta un alzato intonacato.
Il fonte battesimale si trova nella prima campata a sinistra dell’ingresso, appoggiato alla controfacciata e collocato su un gradino di marmo cinto da una recinzione in metallo.
L’altare preconciliare, su tre gradini e con tabernacolo integrato al centro sormontato dalla croce, è schermo al coro ligneo retrostante.
L’altare post-conciliare, in legno, è posizionato al centro della zona presbiterale ed orientato verso l’assemblea.
Un secondo tabernacolo si trova nella cappella feriale, alla quale si giunge sia dal presbiterio, tramite la porta a sinistra dell’altare, sia dalla navata sinistra.
Infine un trono ligneo si trova a sinistra, addossato al pilastro della cupola, rivolto verso la navata, si trova su un alto basamento ed è raggiungibile, tramite una scaletta, dalla zona presbiteriale.